Il Centro di Immuno-Oncologia (CIO) dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese è una struttura integrata interamente dedicata alla cura dei tumori con l’immunoterapia. Il CIO ha quattro anime fondamentali: un day-hospital dedicato ai trattamenti oncologici non-sperimentali, un laboratorio traslazionale ottimizzato per svolgere tutte le attività indispensabili a supporto dei programmi di sperimentazione clinica, laboratori destinati alla ricerca di base (pre-clinica), ed un day-hospital dedicato all’attività di sperimentazione clinica (dagli studi first-in-human agli studi di fase III). Supervisionati dal Prof Michele Maio (Direttore), operano presso il CIO oltre 40 professionisti: oncologi, infermieri e infermieri di ricerca, psicologi e nutrizionisti, farmacisti, ricercatori pre-clinici, post-dottorandi, dottorandi di ricerca, tecnici di laboratorio e borsisti. Completano il team study coordinator, data manager ed il personale amministrativo.
L’Immunoterapia dei tumori
L’immunoterapia attiva le difese naturali del corpo – il sistema immunitario-contro tutti i tipi di malattie, incluso il cancro. L’immunoterapia oncologica è de- finita anche immuno-oncologia, si affianca alle terapie tradizionali-chirurgia, radioterapia e chemioterapia – e contrasta la malattia attraverso la stimolazione del sistema immunitario. Se un batterio, o un virus invadono l’organismo, il sistema immunitario si attiva per espellere il corpo estraneo e, una volta esaurito il suo compito, si ‘spegne’. Nel cancro, le cellule maligne possono evadere attraverso vari meccanismi il controllo immunitario, ‘inibendo’ la risposta immune anti-tumorale e continuando quindi a replicarsi. Con l’immunoterapia è pertanto possibile bloccare i meccanismi che portano alla disattivazione del sistema immunitario potenziando la risposta immunitaria contro il tumore. L’immunoterapia oncologica agisce prevalentemente sui linfociti, modificandone o influenzandone la funzione nel sistema immunitario. Tra le cellule che compongono il sistema immune possiamo distinguere, i linfociti T, (Tkiller, Thelper, Treg, Tmemory), le cellule B, che producono anticorpi, e le cellule natural killer (NK). Le cellule T non agiscono da sole ma, insieme alle altre cellule del sistema immune e possono modulare la risposta immunitaria al tumore.
I checkpoint immunitari
Le sostanze che provocano una risposta immunitaria sono chiamate antigeni. L’impiego di anticorpi monoclonali umanizzati in grado di bloccare l’azione di questi antigeni con funzione inibitoria ha permesso di stimolare il sistema immunitario “addormentato” dal tumore con sorprendenti e inaspettati risultati clinici. Il grande vantaggio di questo approccio è che potrebbe non richiedere una terapia specifica per ogni singolo tumore, ma attraverso la stimolazione di un’attività di regolazione immunologica già presente in ogni individuo indurrebbe l’inibizione della crescita tumorale.
L’elemento chiave è stato quindi la scoperta dei checkpoint inhibitors, molecole coinvolte nei meccanismi che permettono al tumore di evadere il controllo del sistema immunitario. Queste molecole possono diventare bersaglio di anticorpi monoclonali che, inibendo i checkpoint, riattivano la risposta immunitaria anti tumorale. Obiettivo delle terapie immuno-oncologiche è quello di attivare il sistema immunitario inducendo l’aumento e l’attivazione delle cellule T (o linfociti T), che a loro volta identificano e distruggono le cellule tumorali e riescono a prevenire la diffusione del tumore.
Il tempo di latenza
Un farmaco immuno-oncologico non genera risultati visibili nell’immediato, poi- ché non colpisce direttamente le cellule tumorali, ma attiva il sistema immunitario per ottenere la risposta desiderata. Il reale beneficio clinico non deve quindi essere valutato nei tempi e con le metodiche standard della terapia oncologica “classica”. È infatti possibile notare un iniziale aumento della massa tumorale (pseudo progressione), seguito solo in un secondo tempo dalla sua riduzione. In generale, possono trascorrere diverse settimane perché si possa evidenziare radiologicamente una risposta. Un’altra differenza importante rispetto alle terapie “classiche” quali la chemioterapia e la terapia a bersaglio molecolare è che, col tempo, esse ultime possono selezionare ceppi di cellule tumorali resistenti al trattamento, con conseguente rapida evoluzione della neoplasia. Nel caso dell’immunoterapia, che non agisce direttamente sulla cellula tumorale ma sul sistema immunitario, avviene che tale selezione tende ad essere meno marcata e, anche quando la malattia progredisce, l’evoluzione tende in genere ad essere più lenta.
Gli effetti collaterali
Gli eventi avversi riscontrati nei pazienti trattati con farmaci immuno-oncologici sono coerenti con il meccanismo d’azione e paragonabili a quelli di pazienti affetti da malattie autoimmuni, poiché derivano da un’iperstimolazione del sistema immunitario. I più frequenti sono a carico del sistema gastroenterico, endocrino, del fegato e della cute. La gestione degli effetti indesiderati deve quindi differenziarsi da quella degli altri trattamenti oncologici e richiede principalmente l’utilizzo di farmaci immunosoppressori, con i corticosteroidi in prima linea. Nei casi più gravi si può invece fare ricorso ad immunosoppressori più potenti. In ogni caso, se identificati in tempi brevi e gestiti in maniera appropriata, gli effetti collaterali sono generalmente minori (sia come grado che in percentuale) rispetto ai trattamenti “classici”. L’altro aspetto fondamentale, legato al meccanismo d’azione dei farmaci immunoterapici, riguarda il tempo di insorgenza degli eventi avversi. Nel caso dei chemioterapici possono insorgere anche dopo poche ore o giorni, mentre per i farmaci immuno-oncologici la latenza può essere decisamente più lunga e possono trascorrere anche diverse settimane dall’inizio della terapia prima che si verifichino eventi avversi.