Il ritorno

“Malattia in progressione”, la tremenda dicitura del referto di I.L. che tanto mi angosciò prima del Natale 2014, questa volta l’avevano scritta proprio per me: era comparsa una nuova metastasi al fegato che interrompeva la tregua regalatami per due anni dal mio “Lilliput” (Ipilimumab). E quindi ecco la necessità della disastrosa biopsia al fegato e la ripresa delle terapie: Nivolumab (“Nuvolavà” per gli amici) ogni quindici giorni e analisi e monitoraggi per tema di possibili effetti collaterali, tra i quali, pensa un po’, “possibili pancreatiti”…a me che di pancreatiti modestamente ne ho avute sei!!! Ansie e sconforto, tenacia e resistenza…il tutto in un altalenarsi di stati d’animo faticosi e snervanti, al punto che a volte mi domando se sia più faticoso continuare a vivere o lasciarsi scivolare nella morte. Solo che non si scivola nella morte come nel sonno, ci si va a rotoli dentro una botte chiodata, per cui ti affidi sempre alla vita, vilipesa ma amata, amata perché comunque la conosci nel bene e nel male, contro l’altra che è ignota e definitiva, perciò spaventosa.

Muori solo se sei vivo: dal primo momento in cui nasci, la morte ti accompagna; poi più avanti, nel maggiore dei casi fortunatamente molto, molto più avanti, ti si palesa, prende un nome, comincia ad annunciare le sue intenzioni e ti prepara.

Nella sala d’attesa dell’immunoterapia ha per tutti lo stesso nome e ci accomuna nella stessa attesa.

Ci saranno i più fortunati, ci saranno i più disperati, ci saranno le vie di mezzo, ma la condanna è la stessa e la voglia di difendersi anche!

Siamo “segnati” in mezzo a “segnati” (l’accesso venoso sul braccio è la traccia) e non sempre ci sentiamo solidali, ma piuttosto chiusi in una silenziosa resistenza che si guarda dentro e si concentra sul vuoto dell’enigma. Dove mi porterà tutto questo e perché? Morirò di melanoma oppure negli anni di cura semplicemente morirò perché il tempo è comunque passato e l’età giusta è comunque arrivata, sospinta anche da radiazioni, biopsie e altri malanni? Questo per gli anziani, ma quando vedo i giovani “segnati” dall’accesso venoso, m’indigno e mi ribello per l’ingiustizia che li colpisce.

Loro no, i giovani no, la loro pelle soda e compatta violata dalla malattia, il vigore dei loro corpi proteso al futuro, beffato invece dalle insidie di un male che lo vuole distruggere. Loro no!

Vorrei implorare con tutta me stessa la clemenza della vita per allontanarli da aghi, biopsie, interventi e ricoveri, mentre, invece, mi convinco che sia più utile confidare e affidarli ai progressi della ricerca e della scienza, perché troppe volte la vita è indifferente e distratta.

Così sono tornata nell’alveo protettivo del day hospital e della routine d’immunoterapia che ancora continua e mi sostiene e che mi ha regalato anche un episodio di grande gioia quando un anno fa, con il mio Laboratorio Teatrale, di cui ormai non faccio più parte ma con il quale sono ancora in contatto, siamo riusciti ad organizzare al Teatro Tognazzi di Velletri, uno spettacolo di beneficenza per l’Associazione Aquattromani, mettendo in scena “Cheer up”. Una commedia scritta qualche anno fa insieme a Carla ma mai rappresentata, perché era sempre stato impossibile riuscire a coordinare tutti gli interpreti dei tanti personaggi, interpreti che essendo amatoriali devono conciliare gli orari delle prove con gli impegni di lavoro e di famiglia…Questa volta, però, ci siamo riusciti!

Quando abbiamo esposto il motivo di questo spettacolo, nessuno si è tirato indietro e tutti si sono prodigati per il successo di questa iniziativa a favore dell’Associazione ed anche per poter portare a conoscenza e diffondere a più persone possibili i benefici e i progressi dell’Immunoterapia Oncologica dell’Ospedale di Siena.

“2013…E POI!” si conclude con L’ attesa